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25 Novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

In occasione della  Giornata internazionale contro la violenza sulle donne   sono pubblicate le poesie di alcuni soci dell’Associazione.

Rusiḍḍa di Pippo Pappalardo

Na vistineḍḍa curta,

l’occhi pittati,

li quasetti a-rriti,

amuri senz’amuri,

merci pp’allìnchiri sacchi sfunnati,

lu so munnu è la notti,

ammenzu ê strati.

Ma Rusiḍḍa stanotti nun passìa

nni ḍḍi stratuna ngurdi di furìa;

stanotti Rosa è fridda,

fridda comu la morti,

ne vesti ne quasetti,

l’occhi pistati

e la malasorti

di fìmmina senz’arti ne diritti.

Cu fu l’ùrtima màchina

ca ti purtò ccu diḍḍa?

Cu fu ḍḍu cori tintu

ca ti tagghiò la facci e li vudeḍḍa?

Misteri sciliratu!

smància la dignità,

annègghia la miduḍḍa,

leva la libbirtà.

Lu suli acchiana n celu ogni matina

puru ppi li stratuna di furìa,

puru ppi na mischina

lassata fora di la suciità;

na làcrima,

cuppuru si tardìa,

grapi lu celu

e smovi a la pietà.

 

Rosetta. Una gonnellina corta,/ gli occhi imbellettati,/ le calze a rete,/ amore senza sentimento,/ merce per riempire sacchi senza fondo,/ il suo mondo è la notte,/ in mezzo alle strade.// Ma Rosetta stanotte non passeggia/ in quegli stradali umidi di periferia;/ stanotte Rosa è gelida,/ gelida come la morte,/ né gonna né calze,/ gli occhi tumefatti/ e la sventura/ di donna senza arte né diritti./ Qual è stata l’ultima automobile/ che ti ha portato con lei?/ Chi è stato quel cuore malefico/ che ti ha tagliato il viso e le budella?/ Mestiere sciagurato!/ consuma la dignità,/ annebbia il cervello,/ toglie la libertà.// Il sole s’alza in cielo ogni mattina/ anche per gli stradali di periferia,/ anche per una poverina/ emarginata dalla società;/ una lacrima,/ sebbene giunga in ritardo,/ spalanca il cielo/ e induce alla pietà.

Tra donne       di Gabriella Maggio

Nascosta in un cono d’ombra

copri  le ferite dell’amore

e docile preghi arcobaleno di pace

 

Nel letto sfatto infuria ebbro il possesso

truccato d’amore

e il monito del silenzio

Puoi capire l’inganno?

Abbandona la pietà

Anch’io donna uguale a te

sorella madre figlia

sono rimasta muta davanti a lui.

 

La donna di fronte al  porto  di  Vera Maria Ferrandi

 

Cammina sull’asfalto rovente,

rovente come gli ardori, nei giorni tutti uguali

connotati da pensieri veementi,

con mani tra i capelli e gatti sui tetti;

con guance tinte di passioni e sorrisi suadenti.

Silenzi, bisbigli: li dona a chi di morale non ha (pietà),

a chi della donna chiede solo nudità del corpo e non dell’anima

di cui non ha pietà.

 

Una vita negata   di Rosa Maria Chiarello

Greve è la notte sulla tua pelle secca.

Fra le rughe scivolano rivoli di sangue,

non senti più il sapore da tempo immemorabile,

cadono giù intersecando calde lacrime.

Non ricordi più quando

il supplizio è iniziato,

ricordi una vita nuda

fatta di tormenti e fatica.

Paura e dolore,

silenzio, tanto silenzio.

Ma al pensiero non si dà limite

e allora voli oltre le nuvole,

nel sogno di una vita d’amore.

Non hai conosciuto carezze,

solo lividi sulla pelle avvizzita dal pianto.

Ricordi i giorni bui dell’orrore,

quando accartocciata su te stessa

ti nascondevi nell’angolo buio della casa

nella speranza che non ti scorgesse.

Ma puntualmente  arrivava

non c’è parte del tuo corpo che è stata risparmiata

ma l’ anima no, la tua anima è rimasta bianca,

non è riuscita a sporcarla col sangue.

Ora guardi dinanzi a te,

il sole ha preso colore

l’ aria è diventata limpida

e tu vuoi respirare

per godere della vita

che non hai avuto.

 

La ballata delle donne   di   Edoardo Sanguineti

 

Quando ci penso, che il tempo è passato,

le vecchie madri che ci hanno portato,

poi le ragazze, che furono amore,

e poi le mogli e le figlie e le nuore,

 

femmina penso, se penso una gioia:

pensarci il maschio, ci penso la noia.

 

Quando ci penso, che il tempo è venuto,

la partigiana che qui ha combattuto,

 

quella colpita, ferita una volta,

e quella morta, che abbiamo sepolta,

femmina penso, se penso la pace:

pensarci il maschio, pensare non piace.

 

Quando ci penso, che il tempo ritorna,

che arriva il giorno che il giorno raggiorna,

penso che è culla una pancia di donna,

e casa è pancia che tiene una gonna,

 

e pancia è cassa, che viene al finire,

che arriva il giorno che si va a dormire.

 

Perché la donna non è cielo, è terra

carne di terra che non vuole guerra:

 

è questa terra, che io fui seminato,

vita ho vissuto che dentro ho piantato,

qui cerco il caldo che il cuore ci sente,

la lunga notte che divento niente.

 

Femmina penso, se penso l’umano

la mia compagna, ti prendo per mano.

 

 

 

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