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IL TRAM DI NATALE

È la notte di Natale. Un tram percorre la periferia di una città accendendo con le sue scintille inaspettate e festose, come la coda luminosa di una stella cometa, la speranza di un presagio, di un miracolo in chi lo guarda passare e  si sente estraneo al  rumore blasfemo delle televisioni e  all’euforia della vigilia di festa. Il tram accoglie nel suo percorso sei passeggeri tutti a loro modo infelici e poveri, qualcuno ha ancora un residuo di sogni e ricordi. Pur non conoscendosi, i passeggeri  sentono una reciproca solidarietà  che metterà  in fuga i due Volontari della patria con lo scarabeo/bacarozzo sulla spilla e una risata di vittoria sul volto saliti sul tram con l’idea di disturbarli. La solidarietà nasce  sulla soglia  tra realtà e sogno in cui i personaggi e lo stesso tram si collocano e che si materializza in un neonato legato con una coperta all’ultimo sedile  della vettura all’insaputa del conduttore del tram, che, blindato nella sua cabina,  non vuole vedere i passeggeri stanchi e afflitti, ma ne ha pietà perciò spegne le luci interne del vagone per favorire il loro riposo. Come loro avverte la fatica e la costrizione del suo lavoro e desidererebbe  guidare un bus per godere della libertà degli pneumatici. Soltanto alla fine del percorso anche lui conquistato dalla magia della notte di vigilia  creatasi sul tram lo guiderà  fuori dai binari.  Il  racconto è condensato in cento pagine nel  dispiegarsi delle  sei storie, giustapposte l’una all’altra più che articolate assieme nell’intreccio, costituito dal tragitto del tram-filo conduttore tra memorie e speranza di un’ improbabile epifania del sacro. Ciascun personaggio è descritto in un breve attento profilo in cui acquistano particolare evidenza  gli affetti perduti e l’incerto presente. La lettura scorre agile per lo stile linguisticamente  sobrio, sebbene variegato a tratti d’ironia, di suggestioni poetiche e di indugi di sincera  pietas. Il tram di Natale  è un bel racconto natalizio che unisce morality e impegno civile alla Dickens, ma anche alla Buzzati;  richiama anche certe atmosfere liriche di umana fragilità di Ermanno  Olmi.

 

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