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L’ENRICO IV DI CARLO CECCHI

(Gabriella Maggio)

Dall’1 al 10 dicembre è stato in scena al Teatro Biondo di Palermo Enrico IV  di Luigi Pirandello, prodotto da Marche Teatro, interpretato e diretto da Carlo Cecchi. Nel centocinquantesimo della nascita dell’autore l’attore rilegge Enrico IV  in chiave originale, da un lato contestualizzandolo nell’intera opera dell’autore, che vi si riflette come in uno specchio, naturalmente per chi ha  nell’orecchio  i nodi strutturali e linguistici  dell’autore, dall’altro alleggerendolo dei frequenti monologhi, lasciando l’essenziale. Pirandello scrisse l’opera nel ’21 per il grande attore suo contemporaneo Ruggero Ruggeri. Da allora  l’opera è stata il banco di prova di ogni attore che aspiri ad essere un Attore con la maiuscola per la complessa retorica del testo che dà l’opportunità di manifestare pienamente la capacità drammatica dell’interprete. Questo non significa che Enrico IV  sia un testo imbolsito di retorica, tutt’altro. Ma oggi, dopo quasi cento anni,  il linguaggio teatrale si è semplificato e scarnificato e la classica divisione in atti viene considerata un allentamento della tensione drammatica, per cui si preferisce concentrare  l’opera in un atto unico di circa novanta minuti. Da questa esigenza nascono le sforbiciate all’opera. Nel caso dell’Enrico IV di Carlo Cecchi i tagli sono intelligenti e la vis teatrale del protagonista lascia intatta la forza dirompente del personaggio. Ne risulta una pièce raffinata e coesa che, lasciando come antefatto la sfilata in maschera e l’incidente della caduta, ruota tutta sul trascorrere del tempo, sull’ambiguo discrimine tra pazzia e razionalità,  realtà e finzione, temi cari alla musa pirandelliana. Con raffinato sarcasmo Enrico/ Carlo  smantella lo psicodramma architettato dalla Marchesa Matilde Spina, dal marchese Di Nolli, dal barone Belcredi e dal Dottore Genoni. L’ultima battuta “ e per sempre!” viene straniata in : “Su, alzati, domani c’è un’altra replica». La follia è la risposta all’insensatezza della vita  e si può replicare  solo in teatro dove si ha forma, quella a cui aspirano i Sei personaggi. Enrico IV sperimenta l’impossibilità del tragico nell’arte moderna,  sottolineata  dalla lettura di Cecchi . Il conflitto della tragedia classica resta perciò abbozzato e non risolto, non genera catarsi nel pubblico. Al fianco di Carlo Cecchi una ben affiatata compagnia composta da Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò, Federico Brugnone, Davide Giordano, Dario Iubatti, Matteo Lai, Chiara Mancuso, Remo Stella. Le scene sono di Sergio Tramonti, i costumi di Nanà Cecchi e le luci di Camilla Piccioni.

 

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