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CINQUE MAGGIO 1821

Napoleone passa le Alpi- J. Louis David

L’ode  Il Cinque Maggio di Alessandro Manzoni, scritta in onore di Napoleone, morto a S. Elena il cinque maggio 1821,  ebbe  una straordinaria  circolazione in copie manoscritte e a stampa, inclusa anche  nelle antologie  napoleoniche. Pietro Soletti la tradusse in esametri latini col testo italiano a fronte. W. Goethe la tradusse in tedesco nel 1823 e lo pubblicò sulla rivista Über kunst und Altertum , definendola l’opera più bella composta per Napoleone.  Per molti contemporanei Napoleone è stato un mito. Manzoni mantenne  un giudizio equilibrato lontano dall’ encomio servile nel momento del più splendido successo e dall’accusa codarda nella caduta. Il filosofo Hegel  definì Napoleone lo Spirito del mondo che domina la terra, guida dell’Europa verso la realizzazione degli ideali della Rivoluzione. Il sogno della modernizzazione della società dell’ancien régime affascinò un’intera generazione di giovani intellettuali che si arruolarono e combatterono  nelle armate napoleoniche. Fra questi Stendhal, che dopo avere combattuto quindici anni, raccontò nelle sue opere le aspirazioni di una generazione. Durante la Restaurazione avviò un bilancio del periodo teso a mostrare gli aspetti positivi del periodo napoleonico. Dopo un primo entusiasmo, dichiarato  nell’ode  A Bonaparte  Liberatore  del 1797,  Ugo Foscolo sdegnato per il  vergognoso trattato di Campoformio dello stesso anno, che tradì  le speranze di libertà di Venezia,  premise all’ode, che già circolava,  la lettera a Bonaparte in cui  espresse biasimo e minaccia a colui che presto si sarebbe fatto  tiranno «della sua e della nostra patria..avrà il nostro secolo un Tacitoil quale commetterà la tua sentenza alla severa posterità». Oggi il mito  di Napoleone è ridimensionato, ma non si deve dimenticare che ha  avviato  l’Europa alla modernità sancendo nel suo Codice l’eguaglianza di tutti  davanti alla legge.

 

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