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LE MIE LENZUOLA

Poesie e quadri di Pietro Cosentino . Ed.  ‘Fogghi  Mavvagnoti’

Pubblicate nel novembre 2020  nella Collana Nuove Immagini a cura di Josè Russotti Le mie lenzuola  di Pietro Cosentino riuniscono  poesie e quadri, a carboncino a pastelli e acquerelli.  L’immaginazione creatrice di Picos, nome d’arte di Pietro Cosentino,  costruisce   un discorso  costante tra il segno linguistico e quello grafico, tra lingua italiana e dialetto palermitano. Nella silloge si coglie il   bilancio di una vita fatto sui luoghi più cari, sulle persone amate e sui temi della giustizia e della solidarietà  ritenuti imprescindibili. Già il titolo Le mie lenzuola orienta verso il significato dell’opera. Le lenzuola simboleggiano intime emozioni, ma rappresentano anche la quotidianità degli oggetti, ispiratori del pittore e del poeta. Ma  simboleggiano  anche la volontà di analizzare con attenzione i dettagli  dell’esperienza : ma amo ancora/ il particolare,/ la logica più intima / di ogni cosa (Volo alto). Apre la raccolta l’Autoritratto : Allora non pittore, io  mi definirei,/  ma forse un buon cantore/ di oggetti irriverenti/ che solo agli occhi miei/ diventano importanti/ ….Di tutti quegli oggetti/ sovente m’innamoro/ diventano soggetti/ della passione mia/ e quindi poi per sempre / mi fanno compagnia. Segue Mondello, col suo mare, la sabbia, le ville Liberty. É il luogo per eccellenza, che sta al centro del  cuore  dell’autore  perché vi  ha trascorso buona parte della sua vita,  lo canta in dialetto palermitano, che nella silloge assume il ruolo di lingua del cuore , degli affetti più profondi. Pietro Cosentino sente la  nostalgia del passato, di com’erano i luoghi, ora cambiati profondamente , ma di cui lui conserva l’aura. La vita gli appare simile  a una tela di cui ha scoperto l’autenticità e la bontà soltanto  “ora a sera”. La poesia , quella vera nasce dall’emozione e deve suscitare  emozione : io so che/ per riconoscere un poeta/ mi basta leggere qualche sua poesia….il miglior segno / del vero poeta : l’emozione forte, / che esce dalla poesia, mi entra dentro / e mi fa sentire il cuore che batte. ( Come un orologio accordato). La versificazione libera della silloge, tende alla prosa, alla semplicità lessicale  nei testi sia  in lingua italiana che nel dialetto,  a una stretta rispondenza tra parola e cosa. Emerge  così un’affinità stilistica con i quadri che come dice l’autore  sono stati realizzati  con una tecnica  iperrealistica : “ dai primi anni 2000, il passaggio, direi meglio il ritorno, a una tecnica molto più miniaturistica, l’iper-realismo indirizzato a tentare di raggiungere spesso livelli di restituzione quasi fotografici”. Versi e quadri sviluppano le stesse tematiche naturalistiche ed affettive, nostalgiche di un tempo ormai trascorso, fermato dal ricordo ora in una parola, ora in una nota di colore o una particolare inclinazione della luce. L’accostamento analogico tra letteratura e pittura, pur nella diversità dei linguaggi è stata una costante della cultura occidentale. Ma oggi, ritenuto ormai superato l’ut pictura poësis si sottolinea la basilare differenza tra l’arte del poeta, che fa necessariamente riferimento a un sistema semiotico dato, e l’arte dell’artista figurativo, che è priva di un sistema di segni equivalente al segno linguistico. È proprio su questa  complessa  relazione  di risonanza tra poesia e pittura che sta l’originale  coerenza del libro.

 

 

 

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